Ieri pomeriggio ho fatto una scappata in bici in via Consolini per cercare di fotografare il fetentissimo inceneritore di carcasse animali e mi son trovato di fronte a uno scenario pulp-horror che pareva uscito direttamente da un libro di Nicolò Ammaniti. Una casa oscura con le imposte chiuse e guardata a vista da tre rumorosi cagnacci neri, affiancata da una stradina privata che porta a un cancello che sbarra l'ingresso all'agghiacciante struttura. Tutt'intorno campi di mais, fossi e reti impediscono di soddisfare la benché minima curiosità di qualsiasi sguardo indiscreto. Chi in passato ha seguito la questione è convintissimo che i titolari non stiano facendo la manutenzione dei filtri. In mattina, al picco dell'oscena diffusione dei miasmi, il centralino della polizia del comune di Bosisio Parini (tel. 031.3580511, int. 2) non faceva passare le telefonate, ripetendo all’infinito di attendere in linea. Sarei morto nel mio vomito, se non avessi preso la macchina e non fossi andato a Lecco a lavorare. Meglio la puzza dell’Icam piuttosto che il terrificante afrore dolciastro della morte. Resta il fatto che le autorità locali sembrano essersi rassegnate all'impertinente atteggiamento dello spudorato inquinatore. Una mia cara amica ha telefonato in comune a Bosisio per lamentarsi dei miasmi del bruciaossa ma l'impiegata è parsa cadere dalle nuvole. Telefoniamo, telefoniamo e telefoniamo. In comune a Bosisio (tel. 031.3580511) e all'Arpa di Lecco (0341.266800, sede Oggiono). In attesa di mobilitazioni di piazza basta anche una semplice frase del tipo "buongiorno, volevo segnalarvi che a Molteno la gente vomita per colpa della puzza dell'inceneritore di carcasse di Bosisio".
N.T.
Nessun commento:
Posta un commento