Questa mattina il Don Carlo ha celebrato la cerimonia funebre di uno dei personaggi da sempre ai margini di viale Giovanni XXIII.
Franco Fortunato, 69 anni emigrato da una vita al nord, era da tempo, almeno da quando sono arrivato a Molteno nel 1988, uno di quegli uomini pittoreschi e fuori dai ranghi che, volenti o nolenti, danno colore al quartiere. E lo rendono, a modo loro, molto più vivo di tutte quelle famiglie perbene che se ne stanno rinchiuse con le tapparelle perennemente abbassate dietro i loro muri di lauro.
Franco da parecchi anni viveva solo nella sua casetta popolare. La moglie lo aveva lasciato e anche con i tre figli - due maschi e una femmina - i rapporti non erano proprio idilliaci.
Del resto era quello che in Brianza si definisce un 'gras de rost', una persona problematica, scostante, con un passato da alcolista e un presente fatto di bombole per l'ossigeno e paranoie fomentate dalla semireclusione in un pensionato dove a forza di negarti le cose più elementari 'per il tuo bene' ti fanno perdere del tutto il flebile lume della ragione che l'età e le mille malattie ancora ti concedono.
Io ricordo quando anni fa tornava a casa dal lavoro imbenzinato peggio del Benelli che lo precedeva con il caratteristico scoppiettìo e lo seguiva con la puzza di miscela bruciata.
Una sera era tornato malconcio, pieno di sbucciature perché doveva aver preso larga una curva e si era ritrovato per terra. E meno male che non avevano ancora messo la rotondona a metà viale!
E poi cantava, cazzo, e come cantava! D'estate i suoi vocalizi ebbri salivano nell'aria e creavano scandalo nel quartiere per via di tanta alcolica libertà espressiva.
Negli ultimi anni i problemi polmonari ed epatici avevano messo fine alle sue velleità tenorili. E nella via era tornato il silenzio.
In vita sua Franco aveva fatto un po' tutti i lavori umili. Raccontava anche di aver tagliato l'amianto durante i suoi anni come muratore.
E forse proprio l'amianto se l'è portato via. E in pochi sentiranno la sua mancanza.
Nella predica il Don Carlo si è prudentemente tenuto sul vago, veleggiando sul senso della vita. Ha detto di non sprecare tempo e di accettare il proprio percorso disegnato dalla volontà divina, duri esso 30 o 100 anni.
Franco ha aspettato 69 anni. Ora lasciatelo bere in pace.
E dubito che nemmeno lui avrebbe apprezzato lo spumantino da 89 centesimi al Grosmarket che il comune ha regalato per Natale ai volontari.
Decisamente meglio la Fanta, piuttosto che dell'acqua sgasata all'aroma di citrosodina all'arancio. Però chissà, magari aiuta a digerire lo zampone.
Alla tua, Fortunato! Già ti immaginiamo lassù a imbenzinarti e tirare saracchi assieme al 'tuo' Padre Pio. Buon anno a tutti.
minchia nik citazione paurosa quella di jim carol, un grandissimo
RispondiEliminaMi dispiace che il babbo sia ricordato solo per l'"alcolica libertà espressiva".
RispondiEliminaEra un grande pittore, ma non tutti lo sanno.
Il mio sogno è quello un giorno di dedicargli una mostra, per far rivivere tutti i dipinti che hanno colorato e abbellito molte case della Brianza.
Mi mancherà, ci ho provato, ma lui si era spento tanti anni fa, quando si era lasciato con al moglie...
...ringrazio chi gli è stato vicino in questi anni e chi l'ha "sopportato"...
Buona giornata